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giovedì 25 luglio 2013

Consigli di lettura per l'estate




In estate c’è bisogno di letture fresche, leggere, ma anche coinvolgenti. 
Da mettere in valigia o anche da leggere in città vanno molto bene le raccolte di racconti, che possono essere letti anche separatamente l’uno dall’altro.
Poi consiglierei dei gialli, per chi ama il genere, e un romanzo, coinvolgente, profondo ma non pesante.




"Ferragosto in giallo" Sellerio editore (per la mia recensione clicca qui )

Andrea Camilleri: spassoso
Marco Malvaldi: scientifico
Antonio Manzini: malinconico
Francesco Recami: avventuroso
Gian Mauro Costa: descrittivo
Gimenez-Bartlett: intrigante e sentimentale











Niccolò Ammaniti "IL MOMENTO è DELICATO" Racconti_Einaudi 2012

Da leggere assolutamente da chi ama il noir, le storie forti e ha bisogno di una lettura che appassioni e uno stile di scrittura scorrevole.










Marcela Serrano "DIECI DONNE" LaFeltrinelli 2012



10 storie collegate fra loro, ma che possono essere lette anche separatamente. Dieci donne si raccontano davanti allo psicanalista e la psicanalista stessa è la protagonista di un racconto, l’ultimo.
Consigliato per chi ama i sentimenti e ha bisogno di un romanzo molto femminile. Per una donna, al fine  di confrontarsi con donne diverse, o riconoscersi in qualcuna. Per un uomo, per conoscere qualcosa di più sull’animo femminile.














Marco Malvaldi "La briscola in cinque" Sellerio editore 2007
Un giallo divertente. Per la mia recensione clicca qui.

Se si tratta di una vacanza  molto lunga, meglio portare con sé anche altri libri, perché questo è un romanzo scorrevolissimo che si legge in poco tempo. Valore aggiunto: si svolge in estate in una località di vacanze.









Agatha Christie_Oscar Mondadori  "Dieci piccoli indiani" "Corpi al sole"
Per chi ama i classici e Agatha Christie, consigliato anche a chi non la conosce per iniziare ad apprezzarla. Distrazione allo stato puro, cervello che si mantiene piacevolmente allenato a ragionare (facendo riposare la mente da altro). Anche qui, valore aggiunto: le vicende si svolgono in località di vacanza.










"Il vecchio che leggeva romanzi d’amore" Luis Sepùlveda
Tea edizioni II maggio 2011 - Guanda ed. 1993 
Per chi ama la natura, le emozioni,  e i romanzi che contengano anche molta poesia. Sconsigliato viceversa per chi non ama le emozioni, la natura, la poesia e da un libro cerca solo nozioni



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© Miriam Caputo

le immagini sono tratte dal web






martedì 16 luglio 2013

"Ferragosto in giallo"



Ferragosto in giallo


Giugno 2013

Autori: Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa,  Alicia Giménez Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami

Siamo alla metà di luglio, ma questo libro mi ha già fatto spostare le lancette dell’orologio in avanti, verso le fatidiche vacanze, anche se non tutti i racconti sono ambientati in un luogo di vacanza, l’atmosfera che si respira in tutti è comunque estiva. Infatti anche per chi rimane in città, l'estate ha sempre un altro sapore, ha un suo fascino, un suo “calore”. La bravura degli scrittori selezionati per questa raccolta è proprio questa, calarci nell’atmosfera.
Il tema è unico e la fantasia degli autori si è sbizzarrita, proiettando i protagonisti delle loro opere di sempre  in  questo momento speciale, dal celebre commissario Montalbano, a Massimo del bar Lume (loro sono già in luogo di vacanza, mannaggia…) alla casa di ringhiera di Milano, a Rocco Schiavone a Roma, Petra e Garzón nella” caliente” Barcellona, e, infine, Baiamonte, l’unico che effettivamente indaga in un luogo di villeggiatura, anche per lui.

Il commissario Montalbano si trova a indagare sulla morte di un ragazzo avvenuta proprio a Marinella, alle porte di casa sua…Forse si tratta di overdose…forse di altro… Spassosissimo il racconto del ferragosto di Marinella, quando fiumi di persone si riversano sulla spiaggia, alla spicciolata. Personalmente quando Camilleri racconta della preparazione delle feste e della cucina siciliana mi fa passare quasi in uno stato di estasi, e di sana invidia! Credo che Andrea Camilleri non abbia bisogno di altre presentazioni, perché è talmente bravo e spassoso, che  non c’è  bisogno di aggiungere altro.

Marco Malvaldi supera sé stesso nella sua scientificità in questo episodio. Davvero mirabile la spiegazione sulla sigaretta elettronica, per bocca di Massimo, il quale indagherà (sempre in maniera ufficiosa) con i vecchietti frequentatori del suo bar sull’omicidio di un turista russo, antipatico ed arrogante, avvenuto in un ristorante di Pineta, stracolmo di turisti per Ferragosto

Proseguono le avventure di Rocco Schiavone, nato dalla penna di Antonio Manzini.
Il commissario di Trastevere indaga su una rapina avvenuta con modalità molto particolari in una banca un po’ fuori Roma, ad Ostia, e si ritrova a pranzare con la sua assistente Elena sul litorale laziale. L’episodio si riallaccia a quello di Capodanno perché il commissario sta aspettando il trasferimento e non sa dove, questo conferisce al personaggio un tratto malinconico che lo contraddistingue.

L’episodio della casa di ringhiera di Francesco Recami si può definire “avventuroso”. È un’avventura senza eguali quella che capita a Luis, lui che a Capodanno stava per morire di infarto per la sua macchina, adesso è costretto ad usarla solo ed esclusivamente per cavalleria, per una bella ragazza. Tutto in una notte, al limite dell’irreale e dell’onirico.

Gian Mauro Costa in “Lupa di mare” fa delle descrizioni molto particolareggiate, nel bene, nel descrivere i luoghi di villeggiatura, le sensazioni dei protagonisti, l’elettrotecnico-investigatore Baiamonte e  Rosa, la sarta (ma il punto di vista, l’occhio di osservazione è di Baiamonte) sia nel male, nel descrivere ciò che accade, cosa che per ovvi motivi non posso riportare. Il tratto distintivo di questo racconto  è proprio questo, lo definirei prima di tutto descrittivo.

Infine, l’unica scrittrice donna e l’unica donna ad indagare Petra. Un racconto davvero sublime. Rende bene la città, Barcellona, piena di turisti, mentre Petra e Garzón devono indagare sull’omicidio della moglie di un collega, sul quale convergono tutti gli indizi. È un caso molto delicato quindi, affrontato con il giusto rigore scientifico, tutti i pezzi si incastrano perfettamente alla fine e senza che manchi una dose di sentimento. Da appassionata lettrice di Agatha Christie posso dire che l’autrice non ha nulla da invidiare, anche perché, come già detto, c’è diabolicità, perfezione e passionalità, che deriva probabilmente dalle origini iberiche e quindi mediterranee della scrittrice.


Dopo Un Natale in giallo, e Capodanno in giallo, “Ferragosto in giallo" è una raccolta da consigliare sia sotto l’ombrellone sia per chi rimane in città. Perché vacanza non è solo mare (certamente se c’è è meglio) ma è viaggiare con la fantasia.

© Miriam Caputo






giovedì 11 luglio 2013

La grande bellezza


TITOLO: La grande bellezza
REGIA: Paolo Sorrentino
ANNO: 2013
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino e Umberto Contarello
Cast: Tony Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Iaia Forte, Giorgio Pasotti, Serena Grandi, Isabella Ferrari




Un film molto complesso e profondo, che ho voluto rivedere una seconda volta, innanzi tutto perché mi è piaciuto e poi per poterne parlare con una certa cognizione.
La mia prima impressione è stata davvero positiva, ci sono delle scene poetiche, dei dialoghi che mi hanno commossa ed ho trovato che fosse stato ingiustamente maltrattato dalla critica, liquidato come una scopiazzatura di Fellini e come un film pessimista.
Certo dei punti di contatto con Fellini ci sono, e non soltanto con la Dolce vita (Roma, le feste, l’alta borghesia, il declino e la depravazione, la vita, la morte) ma anche con Otto e mezzo (la crisi del regista e la crisi dello scrittore, la ricerca della purezza e della bellezza, la dimensione onirica). Possiamo dire che sia un film felliniano - che non può essere che un complimento, al di là dei gusti personali, il Maestro Fellini era e resta un genio -  ma non possiamo dire che sia una copia di un film di Fellini.
Non c’è una vera storia, ma ci sono tante storie, che si sovrappongono, in tanti quadri, come un’opera teatrale, come in una galleria d’arte. Filo conduttore è lo sguardo di Jap Gambardella (interpretato divinamente da Tony Servillo) giornalista, che ha all’attivo un solo romanzo, scritto in gioventù, ”L’apparato umano” , e che vorrebbe tornare a scrivere, ma non ce la fa, è troppo impegnato nelle feste e nella mondanità, è in crisi con sé stesso e con il mondo, sente in particolare la vacuità dell’ambiente e che lo circonda, il bla bla bla, il chiacchericcio, che nasconde l’imbarazzo del vivere”. (cit. Céline)




Tre sono i momenti salienti di questo film, dal mio punto di vista.

La scena iniziale della festa di compleanno di Jap Gambardella, ove la “Roma bene” rappresentativa di tutta l’Italia bene, si diverte, in preda all’alcool e alle droghe. Paolo Sorrentino è stato magistrale nel mostrare la depravazione (così come nella scena delle visite al chirurgo estetico - 700 euro per una punturina, quando c’è gente che li guadagna a malapena in un mese di lavoro duro, ammesso lo abbia). La scena non si può descrivere a parole, è da vedere, anche divertente, da ridere, se non fosse che c’è da piangere, a pensare che questi “depravati” sono coloro che reggono le fila e le sorti del paese: politici, giornalisti, magistrati, banchieri, medici, avvocati…



Poi mi ha colpita e commossa la scena sul terrazzo di Jap Gambardella, sullo sfondo del Colosseo e dei Fori imperiali, con tutti i suoi amici riuniti e Stefania (Galatea Ranzi) giornalista e scrittrice “impegnata”, che propina a tutti le sue “certezze” e si loda, del suo lavoro, di aver scritto romanzi impegnati,  non un romanzetto di “sentimenti” inutili come ha fatto Jap Gambardella, e della sua famiglia, con quattro figli, lei sì che ha contribuito al bene della società! Jap smonta ad una ad una le sue certezze, in un modo che non rivelo, per non guastare la sorpresa a chi non l’avesse visto, ma ciò che conta è l’umanità del discorso di Jap, l’invito, molto commovente, a mostrarsi nudi nella propria umana debolezza, anziché lodarsi idolatrarsi e imbrogliarsi.

Molto bello è anche il rapporto che Jap instaura con Ramona, una spogliarellista malata interpretata da Sabrina Ferilli, un rapporto fatto di sentimento e di amicizia, contrapposto alla vacuità della ricerca del mero piacere del sesso.
Anche il cast di attori è di lusso. A parte i già menzionati, fra gli amici di Jap, possiamo citare: Pamela Villoresi, Carlo Buccirosso, Carlo Verdone, Iaia Forte, Giorgio Pasotti. Nomi che non sono solo nomi, ma davvero delle eccellenze del cinema e del teatro italiano.

E infine: la scena finale. Il ritorno alle radici, alla propria gioventù, alla purezza: è lì che si trova la grande bellezza, nel fondo di noi stessi ed è così che Jap ritrova l’ispirazione per tornare a scrivere.
Qui se posso permettermi un paragone con la scena finale de “La dolce vita” di Fellini, lo farei. Marcello Mastroianni sulla spiaggia, non sente più la voce della bambina, la voce della innocenza, perché apparentemente è coperta dal rumore delle onde  del mare, ma di fatto perché lui l’innocenza dentro di sé l’ha persa e non la riconosce più. Invece ne “La grande bellezza” Sorrentino ci lascia con la speranza che il suo protagonista la purezza e la bellezza, dopo un percorso di crisi le abbia ritrovate. 

© Miriam Caputo










 le immagini sono tratte dal web

mercoledì 3 luglio 2013

Non dimentichiamo la grande invasione_Incontro con gli editori


Al festival della lettura di Ivrea non poteva mancare l’analisi di un tipo di lettura, quella di chi legge per mestiere.
Leggere per mestiere  infatti si chiamava l’incontro con Antonio Sellerio, Giuseppe Laterza, Beniamino DeLiguori (Edizioni di Comunità), Erensto Ferrero (direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino - Einaudi editore)





Sicuramente il più interessante di tutto il festival, dal mio punto di vista. Infatti per me, come per altri scrittori esordienti, è importante se non fondamentale conoscere come funzioni il meccanismo di selezione dei manoscritti all’ interno di una casa editrice. I tempi d’attesa lunghi sono motivati da più letture che si stratificano da parte di più persone (ma non tante), un tipo di lettura non rilassante, come quella di qualsiasi lettore, ma scientifica, di responsabilità, tenendo d’occhio tanti fattori, dei quali l’aspetto economico o di marketing, è solo una frazione.


Antonio Sellerio ha spiegato bene questo meccanismo. Ogni anno nella casa editrice di Palermo arrivano 3000 manoscritti spontanei, non sollecitati, e vengono letti da due persone. Ciascuna di esse se trova qualcosa di interessante lo sottopone all’attenzione dell’altra, oppure all’editore in persona, e così interviene una seconda lettura.


Antonio Sellerio della omonima casa editrice di Palermo







Questo è l’aspetto tecnico del suo intervento. C’è poi stato il racconto della storia della casa editrice, da quando la madre, Elvira, dipendente pubblica ha lasciato il lavoro e con la liquidazione ha fondato la casa editrice che prende il nome da Enzo Sellerio, di professione fotografo, che  all’epoca aveva alle spalle una sola esperienza editoriale, un libro fotografico. La casa editrice oggi famosa per gli spassosissimi gialli di Andrea Camilleri negli anni ’80 ha pubblicato anche opere di Sciascia. È stato un racconto molto commovente quello di Antonio Sellerio, oltre che per il fatto che i suoi genitori sono mancati negli ultimi anni, ma per l’enfasi e la passione con cui li ha raccontati. E alla fine si è scusato, dicendo “scusate mi ha preso un guizzo”. Questo aspetto umano, questo “guizzo” ha creato in me una grande empatia, forse perché anche la mia famiglia è di origine siciliana, e capisco bene cosa sono i “guizzi”.


Giuseppe Laterza ha spiegato i diversi tipi di lettura e i diversi tipi di “occhio” che deve avere un editor di una casa editrice, l’occhio del lettore, l’occhio del redattore (la lettura è scorrevole? Ci sono dei periodi che vanno riformulati?), l’occhio del direttore commerciale (piacerà ai lettori?), l’occhio dell’ufficio stampa (piacerà ai giornalisti e ai blogger?). Per questi motivi la lettura editoriale è una lettura di gruppo. Ha specificato che, occupandosi loro di saggistica, i manoscritti non sono quasi mai inviati spontaneamente, ma richiesti.



L’intervento di Ernesto Ferrero sulla casa editrice  Einaudi è stato sia storico sia malinconico. Storico perché ha raccontato di come lui sia entrato nella casa editrice cinquanta anni fa, per concorso (i metodi di selezione erano diversi, “forse” più meritocratici) e di come abbia descritto il funzionamento e la storia della casa editrice nel suo libro “I migliori anni della nostra vita” , quando del team Einaudi faceva parte anche Cesare Pavese e luigi (vedi) Einaudi selezionava le opere con un metodo democratico ed efficacie: quando suscitavano dibattito, una diversità di opinioni, non necessariamente quando piacevano a tutti.
Qui ci vorrebbe un post  a parte, ma una domanda che mi pongo quotidianamente è proprio questa: che cosa è un dibattito e soprattutto quando un dibattito è costruttivo? C’è una linea sottile fra un dibattito profondo e costruttivo e un semplice “esprimere la propria opinione” tanto perché siamo in democrazia e ognuno deve dire la sua.
Il mondo di internet è democratico, il mondo mediatico pure, ma nel mare grande è difficile pescare qualcosa di valore, che vada oltre la superficie, che non sia un semplice dar fiato alle trombe o sfogare la propria frustrazione e dire a tutti i costi ciò che si pensa senza averne una minima cognizione. Il mondo di internet permette a tutti di manifestare la propria irrilevanza, per Umberto Eco. Della televisione non ne parliamo nemmeno…In generale, tutti sono esperti di letteratura, di teatro, di cinema, tutti che criticano senza saper dare un’alternativa valida. Se critichi dovresti saper fare di meglio, a parere mio , se parli ciò che dici deve essere superiore al tuo silenzio, dice un proverbio arabo.

Tornando alla grande invasione, nella conferenza con gli editori, ho avuto l’opportunità di poter ascoltare veramente delle persone di valore, che non restino sulla superficie, ed era qualcosa di cui veramente avevo sete, per le ragioni esposte sopra. Inoltre, ho assistito ad un dibattito ed un confronto davvero costruttivo, da cui ho potuto imparare qualcosa di nuovo.
Infatti, nel racconto seppur malinconico di Ernesto Ferrero, vi è una riflessione profonda sulla crisi di del mondo dell’editoria attuale, che deriverebbe da una crisi di valori. Oggi si sceglie ciò che piace, ciò che vende, le cose sono cambiate rispetto al passato. Bisogna elevare il livello, non è l’editoria che deve scendere al livello dei lettori ma viceversa sono i lettori che si devono elevare. 
Giuseppe Laterza non si è trovato d’accordo perché ravvisa una responsabilità dell’editoria, e anche delle testate giornalistiche, nel parlare difficile, nel discostarsi dalle persone. Inoltre dice una cosa molto importante, nonché molto vera secondo me: “alla poca chiarezza di linguaggio corrisponde poca chiarezza di pensiero”

Ferrero condivide questo pensiero, ma ribadisce che non sono i libri che devono abbassarsi di livello ma il pubblico deve alzarsi, e non sono responsabili gli editori, ma la famiglia e lo Stato, la scuola
L' editore deve saper valutare l’opera nel lungo periodo, come diceva Italo Calvino, lo scrittore deve avere la capacità di scrivere per qualcuno che la sa più lunga di lui.

Infine minimumfax  parla di libri che servono a identificare la casa ed. anche se non sono sempre successo un economico, li definisce  libri “identitari”



© Miriam Caputo



Ernesto Ferrero, direttore del Salone Internazionale del libro di Torino, ph copyright Miriam Caputo







martedì 2 luglio 2013

Ferragosto in giallo_anteprima





Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami


dopo il Capodanno in Giallo, presto sarà mio !